Il 12 Marzo scorso si sono celebrati i 30 anni del world wide web. Lo diamo ormai come una cosa scontata, ma se pensiamo a che cos’è il World Wide Web possiamo accorgerci davvero di quale immenso passo avanti è stato: un accesso universale ad ogni documento creato e caricato sulla rete.
In questa occasione, il suo creatore Tim Berners – Lee lancia un appello, invitando tutti ad agire più consapevolmente e garantire più sicurezza, soprattutto per quanto riguarda gli end-user.
Un po’ di storia
Comunemente la nascita del World Wide Web viene posta al 6 agosto 1991. In questa data, infatti, Tim Berners-Lee pubblica il primo sito web. Inizialmente creato solo per i dipendenti del CERN, da quel giorno diventa di dominio pubblico. Il sito, ancora visitabile, fornisce semplicemente una descrizione di che cos’è il WWW. “Il WorldWideWeb” – si legge – “è un’iniziativa di reperimento di informazioni eterogenee su una vasta area che ha lo scopo di fornire un accesso universale ad un largo insieme di documenti”. E definisce esattamente ciò che è tutt’oggi.
Perché, allora, si festeggia il 12 Marzo? In questa data l’informatico inglese presentò al proprio supervisore presso il CERN un documento intitolato “Information Management: a Proposal“, contente un progetto che fu giudicato “vago ma interessante”. Il software descritto nella proposta era stato pensato per condividere la documentazione scientifica indipendentemente dalla piattaforma informatica, così da migliorare e velocizzare la cooperazione tra i ricercatori. Ma una nuova forma di comunicazione necessitava anche di qualche regola: contestualmente iniziò quindi la definizione del protocollo HTTP.
Tim Berners-Lee, assieme al belga Robert Cailleau, iniziò a sviluppare il primo browser web, che vide la luce nel Dicembre 1990. Si chiamava WorldWideWeb, e a differenza del primo sito web, non raggiunse mai il grande pubblico, in quanto creato solo a scopo di ricerca. Ben presto la rivoluzione raggiunse diversi paesi: l’Italia conobbe il primo sito nel 1993. Era quello del “Centro di ricerca, sviluppo e studi superiori in Sardegna”, ed è tuttora attivo.
Un passo fondamentale nell’evoluzione del WWW si ebbe con le pagine web dinamiche. Inizialmente le pagine erano infatti statiche, cioè caricavano dei file ipertestuali già pronti e immutabili. Dal 1993 si decise di iniziare a percorrere la strada della dinamicità, cercando di generare le pagine al momento e non semplicemente caricarle. Col tempo arrivarono i primi script e la possibilità di interpretazione, così come i linguaggi integrati col web server. E adesso, i web service sono il nostro pane quotidiano. Attualmente, i siti web online sono 1.672.466.500, in costante aumento.
L’importanza del World Wide Web
Già dalla sua definizione è facile comprendere perché il WWW rappresenta una rivoluzione informatica (quasi)senza eguali. La possibilità di accedere facilmente a qualsiasi tipo di contenuto esistente garantisce tante opportunità che prima non si immaginavano neanche, e facilita la quotidianità delle persone. Non solo: i social network e la possibilità di comunicare facilmente sono possibili solo grazie al web.
Scambiarsi e accedere alle informazioni in modo così semplice permette di promuovere la cultura e la conoscenza. La comunicazione immediata tra le persone rimuove qualsiasi confine o distanza e permette al progresso di fare il suo corso. Le notizie non devono più aspettare per essere lette: la divulgazione è istantanea, e questo consente anche di agire più rapidamente.
Certo, come sappiamo l’accesso libero alle informazioni e la loro facilità di pubblicazione e reperimento hanno portato dei lati negativi. Fake news, disinformazione mirata e contenuti poco etici hanno facilitato la diffusione di odio, denigrazione, frustrazione e comportamenti scorretti e approfittatori. Per questi e altri motivi Tim Berners-Lee invita i governi mondiali a riportare l’attenzione su ciò che il web dovrebbe essere e sui suoi principi creativi: condivisione, inclusività, informazione. Il World Wide Web deve diventare adulto e maturo. E questo implica che dobbiamo diventarlo noi
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