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Blackout globale

Nel 21° secolo, dopo molti anni di quiescenza, la natura umana aveva dato il peggio di sé, un’altra volta, e portato sull’orlo del collasso l’intero pianeta, fino a quel momento l’unico realmente abitabile, ma questo principio di scarsità non aveva mai scalfito le avide mire dei veri potenti e delle marionette che loro stessi manovravano per ottenere i loro fini. 

Le grandi potenze si erano scontrate molte volte nella storia, ma questa poteva essere quella definitiva, per decidere le sorti dell’essere umano, evidentemente definito così per un tragicomico errore di valutazione. 

La natura si sarebbe risollevata da qualunque conflitto tra i suoi ingrati coinquilini, com’era sempre successo nei millenni, chi li avrebbe causati invece non poteva essere così certo di conoscere il suo futuro. 

Interessi personali, diatribe secolari e scontri ideologici avevano sfiancato le uniche vere “forze” che avrebbero potuto ristabilire l’ordine:  i Popoli, ipnotizzati dalla martellante propaganda di una comunicazione volutamente confusa, e manipolata a turno dai potenti che si avvicendavano. 

Era impossibile affidarsi ad un software, ad un provider, ad un fornitore di qualsivoglia servizio, quasi sempre si scoprivano infiltrazioni di una o dell’altra fazione, pronte a manomettere il funzionamento degli strumenti o nella migliore delle ipotesi a insinuarsi nei sistemi. 

Il risultato era un’instabilità costante a tutti i livelli: comunicativo, sociale e naturalmente di sicurezza. 

Internet era diventato una giungla selvaggia e chi era costretto ad avventurarvisi all’interno viveva alla giornata, nella speranza che la cifratura della sua VPN reggesse, che le comunicazioni non fossero interrotte e i dati non fossero criptati e sequestrati dai più avanzati ransomware in circolazione, malware continuamente mutanti grazie alla loro capacità adattiva basata sul machine learning. 

La cyberwar imperava, accompagnata da periodici ritorni alla guerra tradizionale, che però rapidamente lasciava il campo a quella più economica, subdola e incomprensibile ai più, che scorreva a colpi di 1 e 0 sulle linee di comunicazione di tutto il mondo. 

blackout globale

Al decimo piano sotto il livello del terreno, il generale Gavrilović osservava attentamente nel suo oculus la mappa della Terra. 

La parte orientale era dipinta di rosso e di giallo. Il colore della passione per l’occidente, rappresentava invece le ex repubbliche sovietiche e la loro madre patria originaria, mentre il giallo lo sterminato impero cinese, che dopo decenni di silenzio era uscito dal lungo letargo e si ergeva sempre più alto e minaccioso gettando la sua lunga ombra sul resto del globo. 

Volse la testa alla sua sinistra e vi trovò le tracce dell’occidente, in blu, il potere di USA, Canada e del blocco Nato non era mai stato così in bilico, ma il conflitto era lontano dell’essere deciso. 

Il generale sapeva che senza un sistema di comunicazione sicuro, veloce e impenetrabile nessuna potenza avrebbe mai potuto prevalere sull’altra. 

Stese le mani davanti a sé e digitò nell’etere in sequenza il suo id e la sua password di 40 caratteri, gli apparve la richiesta di inserire il secondo fattore di autenticazione, connesso al chip della sua cintura. 

Nel Multiverso ingegnerizzato sulla blockchain più decentralizzata al mondo e creata da Anonymous molti anni prima, si palesò in mezzo ai suoi occhi a mezzo metro da lui un pulsante, doveva appoggiarci sopra un dito virtuale, mentre l’altro toccava la fibbia. 

Un attimo dopo era connesso a Cato Networks, in quella rete i suoi dati avrebbero viaggiato sicuri, sempre alla stessa velocità e senza bisogno di intermediari. 

Ebbe come la sensazione di doversi detergere il sudore dalla fronte, ma era un riflesso condizionato, estraneo alla realtà virtuale, si ravvide subito, mandò un breve ma eloquente messaggio al suo parigrado dall’altra parte della Terra: 

Il sistema è stato implementato, la resistenza è pronta, da ora in poi comunicheremo in sicurezza qui

Questo racconto di fantasia, liberamente ispirato dall’attualità del nostro tempo si conclude lasciando spazio alla speranza e menzionando l’unica entità reale di tutta questa storia: 

Cato Networks che ad oggi rappresenta una valida soluzione al problema dell’interfacciamento tra diverse sedi aziendali, con la precisione della MPLS ma senza il lock-in e le difficoltà di configurazione legati al fornitore di connettività.

Cato Network è l’unica piattaforma SASE (Secure Access Service Edge) gestita e costruita nativamente con la portata globale, il self-service e l’agilità del cloud.

Nexsys si occupa di consulenza, design della soluzione e affiancamento nell’operation (se necessario), tutto il resto lo fa Cato Networks e lo garantisce.

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